In un’epoca di easy-sailing, di attrezzature intelligenti, di smart system di qua e di la, a far sorridere certamente dare un’occhiata a pezzi da museo come questi, eppur è istruttivo ricordare il passato ed ammirare chi sa usare ancora degnamente questi oggetti, andando per mare con soddisfazione non minore di quella degli utenti cibernautici odierni tutti joy stick, PLC, e logiche consequenziali.
La prima foto mostra un singolarissimo winch di uno Swan 46 che immagazzina cavo d’acciaio ricoperto di tessile (tramite apposita speciale maniglia la quale si innesta sul quadrello presente sulla sommità del winch). Il cavo serve a tirar su e giù una lama di deriva, che ovviamente fuoriesce dalla chiglia.
La seconda immagine mostra è sempre sulla stessa barca – un winch per la borosa: non troppo comodo invero girare una manovella a testa in giù, mentre si prende una mano di terzaroli (è anche vero che allora le rande erano piccole).
La 931 fa vedere l’albero di mezzana di un ketch di un Sangermani bellissimo e a parte di nuovo un winch immagazzinatore per drizza tutta in cavo d’acciaio, si vede il buffo paterazzo della maestra che va a finire in coperta disassato dall’albero di mezzana.
Insomma, una mini raccolta di sapore retrò, che senza nostalgia, vuol non far dimenticare alcune soluzioni caratteristiche, di cui una parte, hanno ancora una loro validità intrinseca.