Fra le molte barche d’antan, IOR e non, che ci son passate sotto gli occhi “Sleeping Bear” è da un verso meno conosciuta di altre, ma ha dalla sua una fedeltà al piano originale che è raro assai. Troppe volte abbiamo dovuto amaramente constatare che sebbene galleggianti diverse barche IOR sono state letteralmente violentate, per così dire, da idee strampalate, nel tentativo fuori di ogni logica di modernizzare un disegno che è pur sempre datato e con la sola validità se lo ‘si guarda’ con gli occhi di allora.
Ci vedreste voi uno specchietto retrovisore in carbonio lucido su una Lancia Fulvia Coupé HF?
L’esempio classico da citare è l’apertura dello specchio di poppa stile roulotte del mare, andando così a rovinare poppe IOR che sono state tra le più belle mai disegnate, tipo quella del ‘Moonshine’, o del ‘Dida V’.
Invece Sleeping Bear pur essendo manifestamente oggi come oggi destinato alla crociera (vedi girafiocco od altre amenità del genere come la scaletta di poppa) rispetta in pieno quello che era in progetto originario. Non conoscendo dati della barca mi spingo comunque a dire che nasce dalla matita di Peterson ed essendo in alluminio (lo tradisce la landa dello strallo ‘di pezzo’ dal muso di prua!) mi verrebbe da dire che fu fatta dal glorioso cantiere americano Palmer & Johnson (curiosità: proprio in questi mesi il cantiere pare muoversi dagli USA chiudendo tutte le sue strutture per rinascere in Olanda), cosa che parrebbe giustificato pensare visto molta attrezzatura di coperta marcata appunto Palmer & Johnson (il cantiere faceva anche i bozzelli in proprio!).
Da notare anche il marchietto tipico di Stearn sul fianco dell’albero che nei primi anni IOR era il leader incontrastato degli alberi da regata (lui ha ‘inventato’ il 3 crocette e gli alberi flessibili sulle barche grandi!) e nell’idraulica di bordo.
Altra cosa veramente d’antan è lo stralletto di trinchetta che si aggancia con un tornichetto con la leva per poterlo agganciare e tensionare allo stesso tempo.
Anche i winch di drizza, tutti plain top, senza self tailing, sono un vero cimelio d’epoca.
Per inciso, la barca deve aver avuto delle rogne a livello di trozza boma, vedi il massiccio rinforzo d’acciaio in quella zona. Non ci sorprende visto la ‘delicatezza’ degli alberi Stearn.
Bizzarro assai ed anche atipico per l’epoca quel winchetto solitario a poppavia del trasto: forse una volta controllava le cime del carrello trasto che ora sono poste in più coevi cam-cleat.
Per concludere noterei pure stopper ante litteram come quelli grigiastri messi in orizzontale a mezza barca: veri e propri UFO di questi tempi!
Insomma, una gran barca! Come vedere una Lancia Aurelia sfrecciare in tangenziale ai giorni nostri!
Ps: il particolare del filo (molto probabile sia il tipico monel) che assicura il tornichetto che spunta dalla fasciatura di pelle denota una certa ‘marineria’ dei proprietari non facile da scorgere oggi.
D.F.