
Mi sto riferendo ai concetti di “holding load” e “pulling load”, rispettivamente:
– carico a cui il sistema si contrappone senza nessun problema meccanico/funzionale ma in situazione statica
– carico in cui il sistema lavora in maniera dinamica, sempre senza nessun problema meccanico/funzionale.
Quindi nel primo caso, in soldoni, il sistema tiene, non si rompe, ma non si riesce a cazzare, mentre nel secondo, il sistema, pur non rompendosi, consente di cazzare fino al valore indicato.
Scendiamo nella pratica. Se ad esempio intendo usare un paranco serie Carbo (con pulegge da 40 mm) 6:1 formato in basso da un triplo con strozzascotte ed arricavo, H2648 con carico di lavoro e di rottura rispettivamente di 408 e 816 kgf, ed in alto da un triplo H2640 (660 e 1.383 kgf), mi devo render conto che anche il carico di lavoro più basso fra i due bozzelli (408 kgf) indica l’holding load, in quanto è impensabile che a mani si riesca a tirare questo valore!
Difatti dividendo 408 per 6 (il numero delle vie del paranco) si ottiene 68 kgf: l’equivalente a momenti del peso di un uomo! Tirare, ripetutamente, 68 kgf una prestazione direi riservata a pochi individui, velisti professionisti, che vanno in palestra tutto il giorno!
E più realistico pensare appunto che il paranco regga bene lo sforzo trasmessogli dal rig pari a 408 kgf mentre il manovratore possa cazzare la vela fino al valore di 180 kgf.
Questo è dato dal moltiplicare le 6 vie del paranco per 30 kgf che potrebbe apparire un valore di tiro “umano”. Da notare che consideriamo il paranco una macchina ideale quindi con efficienza pari ad 1, il che ovviamente non è vero!
Perciò il punto della situazione è che abbiamo un paranco pari a 408 kgf di holding load e 180 kgf di pulling load.
Ammettiamo che la vela per essere messa a segno debba essere tirata di più di 180 kgf e perciò noi abbisogniamo di un paranco con maggior demoltiplica. Verrà facile la tentazione di interporre tra l’arricavo del paranco e la sua ultima via di cima un ulteriore paranco, in modo da costruire quello che si chiama un paranco a cascata.
E qui che casca l’asino! Da notare che finora l’arricavo del paranco poteva “vedere” alla peggiore delle ipotesi un carico di lavoro pari a 110 kgf (660 kgf di carico di lavoro del triplo superiore diviso pel numero delle vie).
Si aggiunge quindi un ulteriore paranco 6:1 formato in alto da un triplo Carbo serie 29 mm H344 ed in basso da un altro triplo ma con strozzascotte ed arricavo, l’H347, per formare una demoltiplica totale di 36:1.
Ciò permette ora di cazzare la vela fino a 1.080 kgf!
Difatti: 30 per 36 uguale 1.080.
Ma in pratica è come “sovra-alimentare” un auto destinata a portare un motore da 1.000 di cilindrata con uno da 3.000! Magari l’auto andrà più veloce, ma sicuramente si romperà qualcosa, se non andrà prima fuori strada!
Difatti se ci prendiamo il gusto di verificare e quindi di dividere 1.080 kgf per 6, che è il numero delle vie del paranco veloce, vediamo che il valore risultante di 180 kgf è quasi il doppio del carico di lavoro per cui l’arricavo è stato progettato e realizzato!
Praticamente è esattamente quello che succede coi winch speciali, allorché motorizzati, vengono sovra alimentati o con valori di bar eccessivi o con valori di corrente altrettanto eccessivi.
Ma anche in caso di winch a comando manuale può accadere ciò! Se ad esempio si collega un winch a più colonne coffee-grinder, l’input generato da diversi uomini può essere facilmente troppo alto per cui la coppia in entrata al verricello rischia di rompere l’ingranaggieria.
Quindi occhio: anche la miglior garanzia si “rompe” prima o poi!
DF
DF