Talvolta si fa riferimento o si prende spunto da barche mega o iper mentre ad un minimo di occhio si possono intendere insegnamenti anche da barche micro come gli Optmist ad esempio.
Guardate il profluvio di bozzelli singoli a cui è stato aggiunto forzosamente l’attacco per l’arricavo: se il bozzello singolo è surdimensionato allora tutto bene, sennò si rompe! L’arricavo da un carico supplementare al bozzello: se questo carico non fa andare il bozzello oltre il suo limite, nessun problema, se no, iniziano i dolori.
Altro punto: usare cime troppo grosse di diametro è come buttar via soldi. Una cima troppo grossa crea un attrito tale che vanifica quasi del tutto l’uso di bozzelli a sfere ad alto scorrimento.
Già a vista si vede che la cima è decisamente troppo grossa sul bozzello doppio: servirebbe almeno due diametri in meno oppure un bozzello più grosso.
Per non parlare del bozzello che viene fatto lavorare con una scotta che va a finire con l’arricavo fatto con un nodo da una sola parte del bozzello e quindi il medesimo lavora inclinato, storto! Orrore!!!
Anche creare una cascata (paranco asservito ad un altro paranco) forza decisamente i limiti di tenuta del bozzello di origine, quello di partenza per intenderci.
Ci piace molto invece la scotta randa che finisce nella parte di lavoro con l’anima scalzata della cima stessa.
Come è molto bello lo spectra scalzato del bozzellino del picco che, guarda caso, forse è cosa nata da un’altra mano: porta una cimetta nera ed arancione ben dimensionata per la gola del bozzello.