Come nasce Micro Class
Micro Class nasce nel 1977 in Francia, su iniziativa della rivista “Bateaux”. Fin dai primissimi anni ’80 gli eventi organizzati e le barche lanciate sul mercato coinvolgono il grande pubblico, data la loro versatilità tra regata e crociera e grazie al loro costo contenuto, perfetto per una nautica da diporto allora in pieno sviluppo. Le categorie delle imbarcazioni riconosciute dal Regolamenti sono tre, differenziate dai pesi e dall’uso di materiali esotici, invariate fin dalla creazione della Classe: Proto, Racer e Cruiser.
Molti designer più o meno celebri e un numero imprecisato di autocostruttori si sono cimentati con la box-rule aperta della Classe, favoriti da un Regolamento stabile negli anni che lascia ampli spazi di innovazione e ricerca delle prestazioni pure.
La modernità irrompe nella Classe Micro nei primi anni 2000, grazie all’esplosione del fenomeno in Polonia, Russia e nei Paesi dell’est europeo. Si susseguono nuovi progetti, si ribaltano le consuetudini precedenti, arriva un dinamismo che alza tremendamente l’asticella delle prestazioni.
Uno dei modelli di maggior successo di questa nuova ondata è il Flyer 550 di WindYachts, prodotto in Polonia e declinato in tutte le tre categorie, con modelli che iniziano a susseguirsi a partire dal 2006. Addirittura ben due versioni Cruiser (uno più tranquillo, con cabina confortevole, ed uno da pura competizione), una versione Racer e due versioni Proto, l’ultima delle quali progettata nel 2015 con scafo a spigolo. Il palmarés di queste imbarcazioni è impressionante, con pressocché tutti i titoli mondiali riportati anno dopo anno a partire dal 2010.
La Squadra Nazionale italiana ha scelto nel 2014 di utilizzare la versione Cruiser come imbarcazione di punta della sua flotta ufficiale, che comprende anche un Proto di progettazione italiana. La partnership con BELIMO e il supporto tecnico di Harken e Gottifredi Maffioli hanno permesso allo staff tecnico della squadra di approntare un’imbarcazione al top, sempre andata a podio nelle competizioni mondiali ed europee disputate.

Il Microclass Belimo in azione – Foto da microclassitalia.wordpress.com
Com’è attrezzato il Micro Class Belimo
A bordo praticamente non c’è un nodo nè un moschettone: tutte le cime sono impiombate a misura e la ferramenta è sempre sostituita dal corrispettivo in tessile; loop e grilli in dyneema hanno rimpiazzato gli antenati in acciaio abbassando il peso dell’armo di circa 3 kg. La coperta è pulitissima, con l’elettronica base composta da bussola magnetica Micro Compass e GPS Garmin 72H.
Le sacche per lo spinnaker sono posizionate da entrambi i lati della tuga, consentendo ammainate sia da sotto che da sopravento, a seconda delle chiamate del tattico. I barber delle scotte (rastremate e con terminali scalzati, analogamente a quelle del fiocco) sono realizzati con anelli ad alto scorrimento, impiombati su cime in dyneema calzato che scorrono in passascotte Spinlock con anima in metallo.
Protagoniste nel pozzetto sono le robuste cinghie di richiamo su ogni lato, che con l’equipaggio di tre persone a schiacciare sono il vero motore dell’imbarcazione.

La Coperta del Micro Class Belimo
Il paterazzo è sdoppiato e sfrutta per il suo circuito una serie di bozzelli T2 Soft-Attach da 18 mm, impiombati su cima in dyneema scalzato. Proprio in prossimità della coperta se ne trovano due installati su grillo tessile, sempre in dyneema: questa soluzione permette di disarmare rapidamente il paterazzo per portare l’imbarcazione sotto gru.

Bozzello Carbo – 18mm
La scotta randa parte da un archetto fisso, su cui vola un bozzello Carbo da 40 mm con arricavo realizzato in tessile. Proprio l’utilizzo della ritenuta tessile consente anche di armare un bozzello a cricco Carbo T2 Soft-Attach Ratchamatic da 57 mm, con il meccanismo che si innesta automaticamente sotto carico, lasciando la puleggia libera nel vento più leggero.
La vera particolarità dell’armo di un Micro è rappresentata dal circuito dello spara-tangone. Questo efficacissimo sistema, condiviso e ispirato da imbarcazioni quali Flying Dutchman e 505, permette di strambare facilmente e alla velocità della luce. Quando armato nella sua versione doppia (come avviene su molti Micro Proto) è addirittura un’arma letale, dotata di varea che in strambata automaticamente trattiene il nuovo braccio, pur con l’aggravio di un aumento delle cime in coperta, fattore che fa ancora propendere molti equipaggi per la semplicità di un tangone unico.
Questo viene trattenuto in posizione da un potente elastico da 8 mm che corre all’interno del boma e lo mantiene parallelo ad esso; viene estratto da una cima, detta spara-tangone, che scorre nella trozza realizzata semplicemente con un bozzello Carbo da 29 mm ed è poi rinviata in pozzetto.
L’operazione si svolge senza mai toccare il carica-alto e lasciando in bando il carica-basso. Allo stesso modo il tangone viene fatto rientrare ad ogni strambata, richiamato dall’elastico, prima di essere nuovamente “sparato” sulle nuove mura.
La batteria di strozzatori Harken Micro presente sulla tuga, destinata a trattenere le drizze rinviate a piede d’albero dai bozzelli Carbo da 29 mm e le manovre, è l’aspetto che appare più caratteristico sul Flyer e imbarazza l’utente occasionale, che inutilmente si sforzerà di abbinare a colpo d’occhio i colori delle cime al loro reale utilizzo. Racchiusi tra due bozzelli Harken 2633 con cricco automatico (indispensabile moltiplicatore della forza del prodiere per manovrare le scotte fiocco) si trovano da sinistra a destra: il cunnigham del fiocco, il carica-alto, lo spara-tangone, la drizza di fiocco, la triade di cunningham, vang e tesabase randa, il carica-basso, le drizze di randa e di spi e il retriever del fiocco.

Strozzatori Harken a bordo del Micro Class Belimo
Quest’ultimo fa le veci dell’avvolgifiocco, ma con una particolarità: quando si ammaina il fiocco, questo resta ancora issato quel tanto che basta a raccogliere all’altezza della coperta l’aria che altrimente scapperebbe al di sotto del tangone con lo spi è a riva. L’utilizzo in combinata di spinnaker e fiocco con retriever è micidiale nelle andature poggiate: nelle regate multiclasse è capitato ai Micro più competitivi di tenere testa anche a imbarcazioni ultrasportive armate con gennaker quando l’angolo al vento reale diventa prossimo al fil di ruota.
A prua, davanti al rinvio del retriever in un bozzellino da 16 mm, si nota lo strallo scomparire sotto coperta: altro marchingegno diabolico infatti è la ghinda che, con un potente paranco 8:1 posto in cabina, arriva a tendere lo strallo per modificare il rake dell’albero. Bisogna fare molta attenzione a usare questa manovra, che deve lavorare sempre in stretta combinazione con la tensione delle sartie, pena ritrovarsi l’albero flesso in configurazioni indesiderate.
A tale scopo sono previste delle lande con tensionatori senza dadi di blocco, tenute in posizione da pin con fascia di velcro, per permettere facili regolazioni anche in acqua una volta messa in bando la ghinda. Si nota sopra le lande una spessa banda di velcro avvolta come un serpente: è un trucco di cui ha merito lo staff tecnico di Micro Class Italia e viene utilizzata per trattenere la drizza di spi non in uso in una posizione che non intralci le manovre, perlomeno fintanto che lo spi è nella sua sacca in pozzetto.
Ovviamente, su un mezzo preparato con questa cura maniacale, anche le sospendite sono un opera d’arte: realizzate in dynema da 14 mm (la sicurezza non è mai troppa!), impiombate a misura per preservare i carichi di lavoro originari del materiale e regolabili in lunghezza in base al livello dello specchio d’acqua. Non fanno andare più veloci ma rendono tanto chic!
L’estrema variabilità tra i progetti Micro ad oggi naviganti, sviluppati dai diversi designer nel corso del tempo, ha reso il lavoro molto più divertente e complesso allo staff tecnico della Classe coordinato da Andrea Negri. Ogni anno vengono infatti sviluppate soluzioni adatte alle varie declinazioni dei piani di coperta, tra cui scotte randa invertibili, circuiti del paterazzo recessati sotto il pozzetto, lande regolabili in continuo, svuotatori dei gavoni, scotte fiocco rastremate, sistemi per mantenere l’ordine in coperta raccogliendo code di drizze e scotte. Queste soluzioni vengono testate su una serie di imbarcazioni della Classe e svelate durante i corsi di rigging e impiombatura che, due volte all’anno, si tengono nelle sedi di allenamento a Monvalle (VA) e a Venezia.
C’è trepidazione tra i soci Micro Class prima di questi appuntamenti, così come oggi c’è fortissima l’ambizione di dimostrare a livello internazionale che il rinnovato interesse italiano sarà il preludio ad una serie di risultati di massimo prestigio.
Il Piano Velico del Micro Class

Il piano velico del Micro Class
Matteo Vanelli
Per scoprire di più su Micro Class Italia visita il sito https://microclassitalia.wordpress.com/